Antiterrorismo: una riforma pericolosa, criticata dagli esperti dell’ONU

Un gruppo di esperti dei diritti umani facente capo all’ONU (lo svizzero Nils Melzer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura; Fionnuala Ní Aoláin, Irlanda, relatrice speciale sulla promozione e la protezione dei diritti umani nella lotta al terrorismo; Agnes Callamard, Francia, relatrice speciale sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie; Irene Khan, Bangladesh, relatrice speciale sul diritto alla libertà di opinione e di espressione; Ahmed Shaheed, Maldive, relatore speciale sulla libertà di religione) ha pubblicato sul sito dell’ Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani una lettera in cui critica la Svizzera.

Si critica la prevista riforma antiterrorismo che sta circolando fra le stanze del legislatore svizzero, tra governo e parlamento. Il gruppo aveva già inviato una lettera di 16 pagine lo scorso 26 maggio 2020 al Consiglio federale chiedendo di apporre decise modifiche alla riforma, ma nessuna delle indicazioni degli esperti è stata presa in considerazione. Il governo ha inoltre declinato l’offerta di consulenza tecnica da parte del gruppo.

In particolare il gruppo di lavoro critica la modifica della definizione di atto terroristico, che si scosterebbe da quella del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Da “atto terroristico” (ovvero l’intimidazione o la coercizione di popolazioni o di governi con la minaccia o la perpetrazione di violenze che causano morte, lesioni gravi o la presa di ostaggi) si passerebbe all’estensione della definizione di terrorismo a qualsiasi attività non violenta che comporti la diffusione di paura.

Questo cambiamento di definizione è problematico. Nel diritto penale anche “l’atto prima” di fare un delitto è punito, si chiama “tentativo”. Ecco, la “tentata attività terroristica” potrebbe ora essere p.e. un’attività legale, come un’attività politica o un’attività giornalistica, che porta con sé il rischio di provocare terrorismo. In sostanza diventa terrorismo qualsiasi lotta politica non violenta che comporti la diffusione di paura.

Ma si faccia attenzione! Gli amichetti di Marco Chiesa, ovvero quell’UDC che lancia costantemente messaggi razzisti, violenti al limite della sedizione, pericolosi per la tenuta della società e che fanno paura a tutti quelli che non hanno già garanzie certe (p.e.: i migranti) non saranno considerati “lotta politica non violenta che comporti la diffusione di paura”.

Il gruppo di esperti solleva tre problemi principali, da leggere nel contesto nazionale e internazionale:

  • Il primo è che la legge aprirebbe le porte in particolare all’uso della tortura, soprattutto perché i regimi violenti all’estero potrebbero sempre dire “bom, ma questa è la definizione di terrorismo usata addirittura dalla civile e neutrale Svizzera, quindi non rompete le scatole”. Troppo facile, insomma, usare la swissness per vendere cioccolato e fregarsene di come viene poi visto il nostro Paese dal profilo istituzionale. E permettetemi di dire che in effetti quel credito internazionale che abbiamo, non appena si va un po’ in giro per il mondo ti rendi conto che è alto, altissimo!
  • Il secondo è che la legge darebbe troppe competenze alla polizia federale, che potrebbe controllare tutti i “Gefährder”, ovvero in tedesco le “persone che creano un pericolo”. Potrebbero essere controllati senza dover chiedere previamente al giudice dei provvedimenti coercitivi di certificare l’adeguatezza dello strumento di controllo deciso contro questa persona.
  • Il terzo è che sono previsti degli emendamenti al progetto di legge che addirittura peggiorerebbero la porcheria tirata fuori dal governo. L’idea è infatti di costruire nel Codice penale nuove fattispecie che criminalizzano più di ora il sostegno alle organizzazioni terroristiche – e ora sappiamo che c’è già una feroce criminalizzazione, che fa cadere nella rete anche chi fa attività politica particolarmente schierata, ma che di certo non è un terrorista.

Ora, perché tutto quanto sta accadendo è micidiale? I motivi sono due, uno giuridico e uno politico.

Quello giuridico è che il gruppo speciale ha fatto delle critiche basandosi molto chiaramente sulle decisioni già messe in opera dal Consiglio di sicurezza dell’ONU e quindi è possibile che il diritto svizzero risulti infine illegale dal profilo del diritto internazionale.

Il motivo politico è molto più semplice e evidente: l’attività dello Stato è diventata incriticabile, non appena protesti un attimo lo Stato reagisce come quei bambini che quando si arrabbiano buttano all’aria il tavolo, hai in mente? Il Tribunale federale è – purtroppo – un amico fedele di questo Stato infantile (prendo la retorica dell’infantilità dagli scritti di Paul Virilio).

In una recente sentenza sulla legge di polizia di Berna (la 1C_181/2019 dello scorso 29 aprile 2020) si legge questa frase: “L’ordine pubblico non lascia spazio a espressioni di opinione che siano legate ad atti illeciti (come il danneggiamento) o che perseguano uno scopo violento. Di conseguenza, solo gli incontri (originariamente) pacifici rientrano nell’ambito della protezione dei diritti fondamentali”. Cosa significa questa frase? Significa che non appena sei identificato come nemico dell’ordine costituito, allora non hai più diritti.

Ora, togliamo i cuoricini e i fiocchetti alle frasi del Tribunale federale e prendiamo un caso concreto. In Inghilterra se vi ricordate sono state segnalate varie situazioni in cui gli aeroplani sono dovuti rimanere a terra perché c’era chi faceva svolazzare dei droni sulla pista dell’aeroporto. Sappiamo bene che gli attivisti di sinistra hanno già fatto azioni di disturbo contro il rimpatrio forzato dei migranti (sul tema del rimpatrio si veda per favore il film di Fernand Melgar “Vol spécial”), ad esempio incatenandosi alle rete dell’aeroporto di Stansed. Ebbene, già il solo incatenarsi era costato loro in un’accusa di terrorismo. E ora cosa è successo? Che a Gatwick lo scorso 2 settembre hanno assunto uno specialista di droni proprio in chiave antiterrostica. In altre parole, la nostra cosiddetta “società del rischio” è entrata così in profondità nelle corde dello Stato, che sei un terrorista non se fai un atto terrorista, ma se metti a rischio l’ordine normale delle cose dello Stato, anche quando è lo stesso a fare porcheria contro il diritto umanitario.

Insomma, l’UDC può continuare a terrorizzare le persone per far vivere nella loro bolla di felice ricchezza classista e razzista i suoi grandi sponsor politici, mentre noi sfigati di sinistra che cerchiamo di aiutare dei disperati che affrontano viaggi della speranza e la morte, stiamo pian piano diventando tutti pericolosi terroristi. Prima chi gioca con i droni. Quanto ci vorrà a criminalizzare anche quelli come me, che semplicemente usano carta e penna?

In un prossimo contributo, aiutato da alcune compagne e compagni, pubblicherò un’analisi più precisa di cosa è previsto da questa riforma svizzera “antiterroristica”, così da capire quanto in profondo stanno andando i nostri amatori dell’ordine costituito.

Filippo Contarini

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