Di dissimulazione, di panna montata e di chi ignora i nostri diritti costituzionali svizzeri
Il Consigliere nazionale Wobmann, a capo con Marina Masoni dell’iniziativa popolare “contro la dissimulazione del volto”, è sbiancato quando ha visto la decisione del Tribunale federale sulla legge ticinese sulla dissimulazione del volto. La nostra corte suprema ci ha dato ragione, cosa che il politico ritiene “incredibile e incomprensibile”.
Fa strano: sono proprio loro che hanno raccolto le firme per l’iniziativa “contro la dissimulazione del volto” facendosi pubblicità con persone mascherate in piazza. Sono talmente accecati dalla loro politica simbolica che si sono dimenticati dei loro diritti. Noi abbiamo fatto un ricorso costituzionale per difendere i nostri, ma anche i loro diritti (che loro stessi stanno mettendo in pericolo), lo abbiamo vinto, e a loro dà evidentemente fastidio. È paradossale!
La loro strategia è quindi minimizzare. Lorenzo Quadri, alias il Cane Peo, a pagina 2 del Mattino chiama il nostro ricorso “panna montata”. Eppure questi iniziativisti hanno messo in dubbio la nostra Costituzione e la nostra libertà. Il Tribunale ha detto che i politici ticinesi si sono dimenticati da qualche parte i nostri diritti; ha perfino detto che si sono dimenticati i nostri diritti economici, e pensare che era proprio una liberale ad aver scritto la legge, la deputata Ferrara, che pur di non farlo notare ora minimizza bellamente!
Per i Wobmann, per le Masoni, per i Quadri, ovvero per i primi firmatari, la cultura svizzera conta talmente poco che ce la si può tranquillamente dimenticare quando si lancia un’iniziativa. Fanno i finti tonti, ma carta canta.
Il Mattino attacca il servizio del Quotidiano della RSI perché avrebbe dedicato troppa attenzione alla sentenza del Tribunale federale. Noi il servizio ce lo siamo guardati con attenzione (chiediamo di farlo anche a chi ci legge) e riteniamo che la RSI abbia semplicemente riportato con immagini e parole quello che è stato deciso a Losanna. Ha mostrato con chiarezza quali erano i nostri diritti costituzionali dimenticati dalla politica.
In particolare il servizio mostrava due cose: la prima erano Ghiringhelli e altri iniziativisti (di cui proprio il Quadri-Peo è fra i primi firmatari a livello federale!) che facevano una manifestazione con persone mascherate sulla pubblica via. La seconda era una manifestazione di prostitute, che per reclamare i loro diritti si son talvolta messe una maschera bianca. Erano pacifiche e c’erano molti colori e cartelli, la maschera era però usata da alcune di loro per denunciare che la politica non riconosce i loro diritti. Non si banalizzi il problema per favore: si tratta di un lavoro anche pericoloso e per cui è facile essere messi alla pubblica gogna, soprattutto nel periodo dove tutte le foto stanno su internet.
L’ipocrisia del Quadri-Peo raggiunge livelli drammatici: proprio loro del Mattino, che con la prostituzione fanno consenso, attaccano i diritti delle prostitute? E proprio loro che raccolgono firme con il volto coperto per la loro iniziativa, ora ci vengono a dire che sbagliamo a voler garantire quel diritto che loro usano? Possiamo tranquillamente rispedire la “panna montata” al mittente.
Noi non siamo politici, siamo giuristi. Pensiamo che i nostri diritti siano importanti e non saranno certo questi politicanti che se ne fregano della nostra cultura a portarceli via.
Filippo Contarini e Martino Colombo
pubblicato su ticinotoday.ch il 15.10.2018