Essere orgoglioso di avere il virus della speranza – Risposta ad Alessandro Speziali

Da alcuni giorni circolano in rete le parole di Alessandro Speziali, sprezzanti contro la sinistra ticinese e internazionale. Fa un paragone ardito, direi brutale, marchiando come “virus” le idee socialiste. Nulla di nuovo sotto il sole: anche Bismark, una personcina a modo e sicuramente fautore della nonviolenza, descriveva i socialisti come “filossera” e “germe da estirpare”. Insomma: siamo abituati, vai tranq.

L’intellighenzia di sinistra per ora non ha reagito. Purtroppo gli intellettuali socialisti sono schizzinosi, guardano l’avversario con maledetta sufficienza. Ma l’amico Alessandro è avversario politico da ascoltare, anche perché è uno dei pochi che sui media in Ticino cerca di muoversi nel mondo delle idee. Eppure (ma forse è proprio per questo che non scrivono!), è come se il suo testo sia fuori tempo massimo. Il capitalismo infatti è morto d’infarto negli ultimi giorni, dopo spiacevole impatto violento con la realtà. Noi non speriamo nulla, stiamo solo cantando il requiem al suo funerale.

D’altronde come altro descrivere se non morto un mondo capitalista in cui i capitalisti ogni 5 anni si attaccano alla mammella di mamma Stato e papà governatore della banca centrale per pompare denaro come se fosse una cornucopia infinita?

Le parole di Alessandro sono quindi imprecise. Noi socialisti non speriamo che il capitalismo collassi. È già successo. Noi abbiamo invece speranza per il domani, simboleggiato dal sol dell’avvenire. D’altronde la speranza (HOPE) è il motore di una politica che guarda con fiducia al futuro fin da Francesco Guicciardini, toscana, 16° secolo. Grazie alla speranza, ovvero la capacità di cercare il benessere futuro attraverso una lettura razionale del presente, si può far politica sui grandi temi (ad esempio la gestione di una pandemia), ma anche su quelli più minuti (come il dedicare una via a un poeta). Una lettura del presente che il liberalismo, che si distingue per essere un’ideologia incapace di fare sintesi sociale, non sa fare. E quindi cominciamo a dire che Speziali parla della nostra speranza anzitutto perché ci invidia, visto che i liberali di speranza non ne hanno più. L’unica cosa che san fare è parlare secondo il codice binario amico/nemico.

Invece di una sana autocritica, che fa parte della capacità di resilienza di un sistema, oggi più che mai richiesta dal merca… oggi più che mai richiesta dalla situazione post-crisi, Speziali si è dilettato in un attacco sguaiato a noi “nemici”, dandoci del Virus nell’epoca in cui più il virus vale come metafora della morte collettiva. Insomma, l’ha toccata piano. Ma, come detto: siamo abituati. Loro invece non sono abituati a sentirsi col fiato sul collo. Oltre a perdere politicamente in ogni regione del mondo, continuano a tentare svariate operazioni mediatiche di ricostruzione dell’imene, ma alla fine carta canta. Si stanno presentando come se fossero Superman, ma in realtà stiamo guardando il film Birdman, dove il protagonista è una celebrità decaduta che cerca in tutti i modi di tornare in auge, sembra farcela ma poi si spara, per culo sopravvive e infine s’invola nel cielo, con la figlia che guarda con le lacrime agli occhi. In Svizzera il capitalismo – e ancor più la sua corrente più dannosa, il neoliberismo – non ha nemmeno avuto bisogno di spararsi: si è involato da solo nel grande angolo di cielo occupato dalle idee inutili, ipocrite e dannose. Sventoliamo il fazzoletto di commiato senza particolare nostalgia.

Che dire, io consiglio ai liberali, ad Alessandro in primis, di cominciare a cercare per bene nel sacco delle idee. Oggi ne abbiamo tremendamente bisogno, ben più che a prenderci a “virusate” uno con l’altro. Perché la tragedia economica che abbiamo di fronte a noi è enorme e – purtroppo – nessuno ha ricette giuste.

Filippo Contarini, socialista speranzoso

pubblicato su https://ticinotoday.ch/content/essere-orgoglioso-di-avere-il-virus-della-speranza-–-risposta-ad-alessandro-speziali