Gli attacchi ad Ay: i sacerdoti e le lavandaie

Come sa chi mi legge non sono un fan delle idee politiche di Max Ay (né del “milaniano” Rossi). Detto questo, ho sempre pensato che Ay va prima ascoltato e poi criticato, e lui lo sa. Abbiamo sempre dialogato anche quando studiava qui a Lucerna. Quando mi ha criticato, non ho mancato di indicare sul mio sito le sue parole (v. qui).
Perché in fondo va detto, mentre io mi leggo i fumetti di Joe Sacco o Guy Delisle sulla Corea, la Cina, la Palestina, lui va sul posto a vedere che succede. Io posso criticare e leggere critiche all’atteggiamento di Ay su Erdogan, lui comunque ne fa una questione di lotta all’imperialismo: e quindi anzitutto cerco di capire il suo punto di vista.
Ora intendiamoci: non sto facendo il pompiere per un compagno da salvare per la lista del PS. In politica 1+1 non fa due: io penso che il PS non dovrebbe correre coi comunisti. Ma intervengo perché sono rimasto basito dall’arroganza con cui il MPS ha attaccato Max Ay nel suo ruolo di Granconsigliere. Roba da lavandaie di strapaese. Provincialismo politico: compagni siete imbarazzanti…
D’altronde la tecnica politica rimane quella: quando ero al liceo – 15 anni fa – mi ricordo bene che mentre il MPS discettava verità distribuendo autocollanti da incollare qua e là sui pali, Max Ay era concreto e creava collettivi studenteschi. Io c’ero a Bellinzona, entrambe le volte (2003 e 2004), quando Ay si metteva in cima agli scioperi studenteschi. Ay è fastidioso per molti caporioni che sono là a dettare il verbo da decenni, perché è cocciuto ed ha una capacità tutta sua di prendersi la scena. Adora il piedistallo, ma a me non dà fastidio: in politica ci vuole chi sappia farlo.
Lo scoprii solo a Bellinzona che erano lui e il biondo a coordinare gli scioperi, quando si misero a parlare davanti al liceo. Come ho detto: io non condivido le loro idee, penso siano problematiche. Ma come negare che quell’intensità politica aveva spinto perfino me ad allinearmi al Comitato del liceo, a impugnare il megafono nei corridoi, a prenderci la cantonale da Savosa alla stazione e andare tutti con il treno verso nord? Non c’era whatsapp, e non c’erano i natel che facevano le foto. Eppure c’eravamo tutti.
Che Ay fra i comunisti abbia messo in discussione gli eterni vecchi del partito era cosa buona e giusta. A sinistra infatti ci sono sempre alcune persone che si incollano volentieri al pulpito. Che abbia poi scazzato con Bianchi e Schmidt è altrettanto cosa nota, come è nota la lite giudiziaria su casa Gabi: è un divorzio come i giuristi ne vedono ogni giorno. In modalità quatre gats si tirano dietro problemi da dieci anni.
Ora il MPS, armato di santa arroganza, “fa lo shampoo” al compagno Ay per giustificare il cambio di cavallo e passare con Bianchi e Schmidt. Dicono che Ay è un lazzarone, sebbene è evidente che non lo sia. La critica del MPS appare quindi nel migliore stile Pravda 2.0, che speravamo fosse solo un retaggio del loro passato comunista. Eppure una buona dose di autocritica nel MPS non guasterebbe: non siamo stati in pochi a indignarci quando nel 2015 MPS e PC partecipavano insieme alle elezioni sebbene uno criticasse Assad e l’altro invece fosse filo-Assad. Come nei migliori matrimoni di convenienza: si sta assieme guardando l’amante, finchè non si trova la scusa per scannarsi.
Ecco che il MPS è riuscito nel miracolo di farmi prendere posizione per Ay. Secondo me i trozkisti, invece di fare i sacerdoti che spargono verità a destra e a manca, dovrebbero farsi una bella seduta di autoriflessione sulle loro rigidità caratteriali. Non si devono infatti dimenticare che fanno sempre tutto da soli per perdere la fiducia di quel Ticino che in realtà le loro interrogazioni sul marcio del cantone le legge con attenzione.

Filippo Contarini, Lucerna

Articolo pubblicato il 19 luglio 2018 su www.ticinotoday.ch