Io, socialista, scettico sulla libera circolazione
La libera circolazione può avere effetti nefasti. Bisogna essere intellettualmente onesti e accettarlo con pacatezza, proponendo le soluzioni adeguate al problema. Com’è possibile infatti che i multimilionari vadano in giro per la Svizzera, l’Europa e il mondo senza nessuna limitazione? Com’è possibile che abbiano un potere ricattatorio enorme nei confronti di tutti gli altri normali cittadini quando si tratta di stabilire i moltiplicatori comunali e i tassi d’imposta cantonali e nazionali?
Analizziamo quindi un attimo il problema e in seguito la figura di queste persone.
La realtà è purtroppo cruda: abbassare del 5% un moltiplicatore avvantaggia di qualche centinaio di franchi le imposte al cittadino comune, di decine di migliaia coloro che hanno redditi elevatissimi. Facendo però nel contempo diminuire la quantità totale di denaro disponibile all’ente pubblico e facendo così ridurre le prestazioni complessive che l’ente dovrebbe fornire a tutti gli altri. Sì, perché nel momento in cui un contribuente molto facoltoso si sposta in un comune fiscalmente più attraente paga meno al suo nuovo domicilio. I soldi andati persi dal comune “orfano” potranno essere recuperati solo con la perequazione finanziaria, ma i fondi di questa saranno inferiori perché il contribuente al nuovo comune pagherà complessivamente meno imposte. E ci saranno quindi meno soldi da ridistribuire rispetto a prima.
Questo, oltre a essere un dramma finanziario, peggiora anche i rapporti politici tra le diverse comunità, municipalità o addirittura tra i diversi cantoni. Si pensi ad esempio cosa successe ad Obwaldo quando il cantone propose di inserire le imposte degressive. Un cantone che non dispone, ad esempio, nemmeno di un ospedale, che non ha alte spese sociali, spese sostenute dagli altri. Una specie di Robin Hood al contrario, un cantone che toglie ai poveri (degli altri cantoni) per dare ai ricchi (suoi)!
Oltretutto in questi casi non vi è solo il danno economico, ci si vede confrontati pure con la beffa. Si capisce che con queste condizioni si può dire anche addio alla tanto agognata e duramente conquistata uguaglianza delle persone in democrazia. Nel momento in cui un comune dipende dai contribuenti molto ricchi, infatti, tutti gli altri concittadini ne sono inevitabilmente succubi.
A questo si aggiunga l’ideologia liberale per cui un cittadino è interessante solo se è ricco e non se è una bella persona (ideologia che io definisco della mucca-da-mungere), la frittata è fatta.
E quindi voglio dirlo ad alta voce: la libera circolazione degli straricchi è dannosa! O meglio, è dannosa per l’85% della popolazione che grazie alle imposte riesce a godere di servizi impeccabili, scuole di alto livello, ospedali funzionanti, centri di sostegno per persone in difficoltà, casse di risparmio garantite, strade integre, una giustizia rapida, depuratori eccellenti ecc. ecc.
Purtroppo però vietare alle persone di spostarsi è veramente inumano. Perché per innumerevoli motivi non legati al semplice risparmio fiscale una persona può avere interesse a trasferirsi. Una malattia, una nuova famiglia, il bisogno di aria nuova, la tranquillità. Perché, e spesso ce lo si dimentica, anche i multimilionari sono persone semplici come gli altri. E come per ognuno di noi per loro la liberà circolazione è un’opportunità di cambiamento, indispensabile nella vita. Ma allora come fare, come risolvere il problema? Come confrontarsi a una situazione dove, dati statistici alla mano, la forbice dei redditi e dei patrimoni si apre sempre più? Come fare avendo nella nostra società persone sempre più benestanti e quindi democraticamente sempre più potenti?
Beh, soluzioni non ce ne sono molte: o si bloccano i multimilionari o si cambiano le regole complessive. E quindi si aumenta l’integrazione fiscale in modo tale che questi pochi paperoni non scelgano dove abitare in base a quanto si paga di imposte. Un’integrazione fiscale necessaria a livello continentale, concordata con tutti gli Stati europei e perché no mondiali.
Lo so, il percorso è difficile, trovare un accordo comune necessita di trattative trasparenti, di persone di cui ci si può veramente fidare. È però necessario, perché altrimenti la situazione rimarrà cristallizzata, anzi peggiorerà. E ci ritroveremo alla fine confrontati con una politica dominata da chi strombazza diminuzioni di imposte e aumento dei debiti. À la greque, insomma.
Filippo Contarini, giurista, Porza
Pubblicano su ticinolibero.ch il 1° febbario 2012