E l’antieuropeismo è di sinistra?

Hai ragione, com­pagno e amico Max Ay, a lamentarti sul­l’opportunità man­cata che ha avuto l’Europa di aprire al­la democrazia e alla sovranità popolare. Come forse hai ra­gione a criticare l’au­sterità, che rischia di essere più dannosa di ciò che vuole cura­re. E come a te, fa orrore pure a me pen­sare che la Grecia acquisti aerei da guer­ra in un momento di crisi. Ma, nonostan­te la giusta critica a determinate scelte po­litiche, è perlomeno ardita la tua afferma­zione per cui tutti gli europeisti non sa­rebbero di sinistra (cfr. CdT 12.3.2012).
L’UE è un involucro istituzionale cui si sta cercando di dare una forma alternativa a tutte le idee di Stato che il mondo ha co­nosciuto fino ad oggi. E come ogni orga­nizzazione, è di sinistra o di destra solo se i politici che la conducono sono di sinistra o di destra. È vero, alcune strutture por­tanti europee sono state create attorno a delle idee tendenzialmente liberali, come d’altronde è per la nostra cara Svizzera. Questo Paese, in cui noi cerchiamo di por­tare avanti idee di sinistra, ha infatti l’im­postazione economica costituzionale più liberista del mondo. L’UE in questo senso ne è ben lontana!
È la lotta politica che dà il contenuto a una struttura, siamo noi che dobbiamo cercare di cambiarla da dentro, questo va­le per la nostra Svizzera come per il resto del mondo. E se l’Europa, come peraltro la Svizzera, si imposta sulla libertà di mo­vimento di persone, beni, servizi e capita­li, sarà la politica a dover dire quanto ognuna delle diverse libertà può prevale­re su altri diritti. Prendiamo ad esempio i diritti sindacali, «vittime» di varie sen­tenze come la Viking e la Laval. Essi in questo momento purtroppo non sono al centro dell’agenda politica europea. È quindi compito della politica reimposta­re questi squilibri e ridefinire chiaramen­te quali debbano essere le priorità, per noi chiaramente i diritti dei lavoratori, sala­ri degni e la garanzia di un congruo po­tere d’acquisto. In particolare il Partito del socialismo europeo deve battersi ed è com­pito di ogni politico di sinistra far sì che questo importante partito persegua que­sti obiettivi!
Ma, caro Max, allora è troppo facile fare una dichiarazione «con noi o contro di noi». «O contro l’UE, o non siete di sini­stra!». No, non è vero che essere europei­sti non è di sinistra! Non è vero che chie­dere l’abbattimento delle frontiere nazio­nali non è di sinistra. Non è vero che chie­dere che la Svizzera partecipi alle decisio­ni legislative che poi dovrà applicare nel suo ordinamento non è di sinistra. Non è vero che lottare da dentro per un’Europa aperta e nel contempo equa non è sini­stra. Non è vero che stare dalla parte del mantenimento dei diritti dei salariati e dei consumatori come sono conosciuti nel­le nazioni attorno a noi non è di sinistra. Anzi, forse ci sono altre riflessioni che si possono fare: è di sinistra chiudersi nello sciovinismo e accettare che il popolo sviz­zero subisca – e basta! – le decisioni prese altrove? È di sinistra permettere che a cau­sa del basso cambio euro-franco i nostri negozi e i nostri alberghi restino deserti e che quindi i nostri lavoratori perdano l’impiego? È di sinistra permettere che la Svizzera non partecipi attivamente a un processo di integrazione fiscale europea? È di sinistra essere rimasti indietro di 40 anni nella tutela dei consumatori, che in­vece in UE sono altamente protetti? È di sinistra mettere in pericolo gli accordi bi­laterali o un ulteriore avvicinamento, ri­schiando il tracollo economico? È di sini­stra negare la realtà, nascondere il fatto che siamo piccoli di fronte a giganti (e ba­sti qui citare la facilità con cui gli USA, dall’altra parte dell’oceano, hanno anni­chilito il nostro Stato di diritto)?
Ma soprattutto: è di sinistra continuare a ingannare i cittadini, fingendo che la Sviz­zera sia un’isola felice per i diritti dei la­voratori, mentre tutti sanno che siamo uno dei pochissimi Stati europei che ha una vera e propria impostazione del la­voro corporativista?
Rimaniamo quindi saldamente con i pie­di per terra. Ho molto piacere a leggere le opinioni tue e di altri compagni sull’UE, ma penso che sia assolutamente necessa­rio evitare di cadere nella tentazione qua­lunquista del «noi comunque siamo più veri». L’integrazione europea è uno dei punti centrali del futuro del nostro conti­nente, soprattutto oggi nell’era della mon­dializzazione. Discutiamo di pro e contro in modo aperto, anche duro, ma concre­to. E lasciamo da parte le facili etichetta­ture, che lasciano il tempo che trovano.

Filippo Contarini, giurista, militante della sinistra ticinese

Pubblicato sul Corriere del Ticino l’11.4.2012