Non toglietemi i moretti, ma basta col razzismo
Ho comprato un “moretto” della Dubler e uno della Villars. Me li sono mangiati entrambi, che so resistere a tutto, ma non alle tentazioni. Insomma: dall’alto dei miei abbondanti chili e della mia passione per il cioccolato dico anzitutto: non toglietemi i miei moretti!
Quello della Dubler ha cioccolato amaro e una meringa italiana schiumosa leggerissima e bella appiccicosa. Quello Villars cioccolato al latte e una meringa più burrosa. Non avevo mai letto il nome del prodotto, perchè quando lo compro, lo trovo cercandone la forma e la carta stagnola. Non leggendo il nome.
Eppure quel nome, moretto, è strano. In tedesco è peggio: “Mohrenkopf” (testa di moro). In francese era “Tête de nègre”, che è già stato cambiato da tutti da un po’. Comunque non ci vuole molto a capire che il problema che solleva il nome “testa di moro” non è come parlare di “nero d’avola”. Testa-di-moro indica un passato in cui le persone di colore le chiamavamo “negri” additandoli come inferiori. Quel passato va criticato, superato, condannato. Uno dei modi per farlo è anche criticando modi di dire a prima vista più innocenti, come “mori”.
Quindi cominciamo a dire che le cose che dicono il leghista Quadri e il udcino Marchesi a difesa della parola Mohrenkopf, come al solito, sono cazzate già solo dal profilo della logica, prima che dei contenuti. “Testa di moro” richiama la fisionomia delle persone, non il colore della cioccolata.
Come ci si ricorderà, la contestazione dei Mohrenkompf della Dubler torna ciclicamente. Già tre anni fa vari esperti di studi postcoloniali si espressero per cambiare questo nome. Spiegarono che la lingua è veicolo di pregiudizi razziali e quindi questionarla e cambiarla può aiutarci ad abbattere i pregiudizi. In francese le Têtes de nègre son diventate le Têtes au choco, p.e. per l’azienda Villars. La Migros alcuni anni fa lo cambiò in Schokokuss, in italiano rimasero “moretti”. La Coop in Choco Köpfli, in italiano “moretto”. Alcuni anni fa anche la Chocolat Stella di Giubiasco cambiò la confezione dei suoi Moretti, togliendo il volto di una persona di colore e sostituendogli una stella bruna.
La critica ha la capacità di avere un effetto caustico, quando tocca ambiti in cui l’autocritica non è prevista. E il nostro razzismo è una struttura sociale particolarmente ostile all’autocritica. Appena tocchi le certezze dei razzisti, loro ti aggrediscono e ti danno dell’idiota. Ad esempio, a Basilea i membri della Guggen Negro-Rhygass hanno scatenato l’inferno quando qualcuno, timidamente, ha alzato il ditino. Poi hanno ceduto.
Come vedete dalle foto, impressiona che sui moretti della Dubler l’unica parola che si legge bene è Dubler, non Mohrenkopf. Quindi la sua opposizione a non cambiare nome è pregiudiziale. “Non si cambia!!!!”. Ebbene, nel mondo che evolve, si può pretendere apertura mentale. Le posizioni pregiudiziali rischiano di far perdurare i pregiudizi.
Sappiano Marchesi e Quadri che noi idioti siamo pronti a fare autocritica, se serve a diminuire la discriminazione razzista. E diciamolo, anche i Moretti (!) possono essere criticati.
Filippo Contarini, amante del cioccolato con le meringhe
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