Un socialista a favore dell’iniziativa Ghiringhelli

Link al formulario dell’iniziativa

Qualche anno fa ho vissuto sulla mia pelle un’aggregazione con Lugano. Ero un giovinotto liceale, la cosa non mi convinceva molto a dire la verità, ma alla fine non è stato drammatico. Non ho vissuto un abbandono da parte delle istituzioni, anzi. Ho cominciato a sentirmi parte attiva di tutti i servizi che l’agglomerato luganese proponeva alla collettività, senza però perdere il sentimento di una forte identità di quartiere. Dal comune aggregato mi sono poi trasferito in un piccolo comune, Porza, che si affaccia su Lugano, dove vivo tuttora.

Avendo vissuto diverse realtà comunali vorrei quindi, quale giovane cittadino attivo, approfondire la questione dell’iniziativa di Ghiringhelli per la creazione della Nuova Locarno e della Nuova Bellinzona.

Come sappiamo bene l’obiettivo dell’iniziativa è riequilibrare le forze in un cantone letteralmente diviso in due. Grandi comuni forti nel Sottoceneri, realtà sparpagliate e deboli nel Sopraceneri. Che questo sia dovuto in parte alle diverse culture e alla storia delle due regioni ticinesi è probabile, ma c’è soprattutto uno scatto politico-strategico che il sud del Cantone è riuscito a proporre per rispondere all’entrata nel terzo millennio. Se c’è infatti una realtà che non possiamo più ignorare oggi, questa è internet, che ha letteralmente avvicinato la gestione della Cosa Pubblica al cittadino. I comuni sono più trasparenti, le prestazioni si possono richiedere via computer, le amicizie si fanno trasversalmente in tutto il cantone. A questo si aggiungono i nuovi collegamenti stradali e ferroviari che ci permettono di lavorare sempre più distanti da casa e che accentuano la mobilità intercomunale. Se non vogliamo ancora parlare di una città-Ticino, di sicuro possiamo parlare oggi di un territorio estremamente interconnesso.

A questa innovazione sociale risponde però un sentimento locale, per cui la propria terra e la gente del luogo dove si cresce sono sentiti realmente come base identitaria: “i noss”, si potrebbe dire. Il comune in questo senso è spesso vissuto così, come un baluardo di identità e di gestione democratica. “Noi (e non gli altri) decidiamo per noi”. E fosse veramente così, come dar torto ai determinati sostenitori dei piccoli comuni sopracenerini?

La realtà è però come sempre ben distante dai desideri. Non solo logiche di potere facilmente incancrenite, ma pure un’ampia delegazione agli enti consortili mettono in dubbio la capacità effettiva di controllo democratico. I grandi comuni in questo sono quindi perlomeno altrettanto trasparenti e partecipativi rispetto ai piccoli, ben più di quanto si voglia far credere. A questo si somma il fiorire di assemblee di quartiere, politiche e tematiche, che cercano di avvicinare i cittadini alla cogestione dei beni collettivi. Insomma, lasciare un piccolo comune per entrare in uno grande non è un’operazione inevitabilmente in perdita, anzi.

D’altronde, oltre alle inevitabili migliorie gestionali (in particolare l’erogazione di servizi evitando inutili doppioni), si vive una partecipazione più equa e solidale ai costi comunali e una diminuzione della guerra fiscale che sta erodendo il sostrato contributivo cantonale (e questo nonostante il Ticino sia il 4° cantone con le imposte più basse in Svizzera, vedi qui). Tutto questo inoltre verrebbe accompagnato da una migliore impostazione della perequazione finanziaria.

Oggi il Ticino ha bisogno di orientare l’amministrazione pubblica verso le sfide del futuro, che sta letteralmente cambiando la realtà davanti ai nostri occhi. Una di queste innovazioni è ricucire la differenza strategica tra nord e sud. Ghiringhelli ci dà l’opportunità di farlo, dà l’opportunità al popolo ticinese intero di decidere che cantone vuole domani. Io, giovane cittadino e militante socialista, lo sostengo pensando al nostro futuro. Aiutiamolo insieme, firmiamo l’iniziativa!

Filippo Contarini, giurista, Porza

Apparso il 27 marzo 2012 su ticinolibero.ch

e il 3 aprile 2012 su laRegione in forma ridotta