Zanini Barzaghi, Giudici e il verde luganese

Quando Giorgio Giudici diventava sindaco di Lugano io non ero ancora nato. Quindi non posso né voglio scrivere un giudizio politico su tutto il suo operato, sebbene io abbia abitato nella sua città per vent’anni e da pochi anni sono domiciliato in un comune che vi si affaccia. Lugano è cambiata così tanto in un secolo. Se guardiamo le foto della mia nonna e della sua famiglia, luganese, nella prima metà del Novecento, o le foto d’archivio del campeggio scout nazionale del 1948 e le tende montate dove ora c’è la città, siamo impressionati.
Lugano si è sviluppata in modo caotico. È complesso distribuire colpe. La prima causa dell’immenso disordine che vediamo è il voto del popolo ticinese che nel 1969 bocciò la legge urbanistica, quindi ben prima dell’approdo di Giudici in Piazza Riforma. C’è però un però. In questi anni della mia adolescenza e della vita universitaria ho potuto vivere sia la Lugano della ricchezza bancaria, sia le altre città della Svizzera interna, tutte rigorosamente amministrate da municipi rosso-verdi. La differenza è evidente: da un lato la finanza e la fidatissima politica dominata dai liberali. Dall’altro lato la ricerca del bel vivere comune e del rispetto dell’ambiente tipici della sinistra.
Ancora oggi Lugano non ha quasi corsie ciclabili. L’impianto dei mezzi di trasporto pubblico fa acqua da tutte le parti. Il Monte Brè e il Monte San Salvatore sembrano ormai copie in miniatura di Montecarlo. Di parchi urbani non se ne parla. Dappertutto si vedono distese di posteggi all’aperto, molto redditizi e rigorosamente posseduti da privati. Sono stati costruiti nuovi autosili in centro. Nel contempo la città è fredda, con poco verde urbano e la sera il centro sembra bombardato talmente è vuoto.
Questi sono fatti. Qualcuno vuole confutarli? Difficilmente gli amministratori socialisti delle città della Svizzera interna li avrebbero permessi e, se avessero dovuto cedere, avrebbero cercato compensazioni sociali e ambientali per mitigarne gli effetti.
Il mio è un giudizio politico: Lugano e con lei l’intera regione del luganese è in ritardo rispetto al nord. Ma si faccia attenzione, non si vuole qua buttare nella mischia un j’accuse definitivo a Giudici. Non avrebbe senso e non fa parte del mio modo di pensare. Fare la critica totale è quasi sempre sbagliato. Perchè la politica è il luogo dello scontro e non si sa mai veramente tutto quello che c’è dietro, non è sempre chiaro quando sul serio un politico è responsabile o vittima.
Ma una cosa a Giudici possiamo dirla e sono convinto che non lo negherà nemmeno lui: non lo abbiamo mai visto “gettarsi sui binari” contro le automobili o, ad esempio, contro l’abbattimento del tessuto storico cittadino. Anzi, lo ha sempre detto lui stesso in televisione: il Ticino ha la cultura dell’auto e la città non deve fermarsi a com’era una volta. Noi con la sua idea politica non siamo d’accordo e non lo eravamo nemmeno quando era sindaco. Noi siamo a favore di una cultura della vivibilità coniugata alla storicità di una città. E, sono convinto, dopo tanti anni anche i cittadini del Luganese stanno avvicinandosi alla nostra idea, cambiando gli equilibri politici.
In questo contesto penso che la dura critica di Giudici alla Municipale socialista Zanini Barzaghi sia fuori luogo, nei toni e nei contenuti.
Come lui per trent’anni, anche lei vive la la collegialità e quindi deve eseguire le decisioni del Municipio. E come ha fatto lui, lei non si è mai negata nel prendersi le sue responsabilità. Ma dove lei aveva spazi di manovra, Zanini Barzaghi ha cercato di recuperare il ritardo sul verde e sullo stimolo urbanistico, qualunque cittadino di Lugano e dintorni lo può vedere. E questo –il faut le dire – con la condivisione del nuovo Municipio.
In soli due anni e mezzo è stato avviato il nuovo catasto degli alberi atteso da decenni, è stato attivato l’accompagnamento naturalistico del sentiero di Gandria in collaborazione con il Museo di storia naturale, è stata concepita la campagna d’informazione Lugano al verde, con Mezzana è stato eseguito un sorprendentemente apprezzatissimo orto in centro città. Sono stati stimolati nuovi progetti forestali come l’istituzione della nuova riserva forestale dei Denti della Vecchia, e la sistemazione delle strade forestali a Davesco e Cornaredo. Zanini Barzaghi ha sostenuto come una leonessa e completato poi la nuova Foce e ha messo mano al verde urbano del centro con una riqualifica seppur provvisoria, ma coraggiosa, ha avviato con il Cantone la progettazione dell’asse verde del Cassarate e ha accompagnato il progetto del nuovo parco del pratone di Trevano, che si realizzerà dopo il riordino stradale di Cornaredo. Oltre a questo ha dovuto a malincuore prendere in mano argomenti difficili, che in precedenza sono rimasti a lungo nei cassetti perché molto impopolari, come il rinnovo delle alberature malate, che viene dibattito molto anche nelle altre città e viene affrontato pragmaticamente procedendo ogni anno a sostituzioni con nuove piantagioni.
Anche questi sono fatti. La sensibilità all’ambiente, la cultura della città sostenibile e senza auto, la cultura del rispetto del nostro tessuto storico urbano, sono tutte qualità che in questa corta legislatura la socialista Zanini Barzaghi ha esposto e difeso egregiamente. Ha voluto dare un passo nuovo a Lugano, più vicino alla cultura svizzera.
Fateci attenzione, non è un caso che città come Zurigo, Basilea, Berna, Ginevra, Losanna hanno tutte sindaci socialisti o ecologisti e sono regolarmente considerate le città più vivibili d’Europa.

Filippo Contarini, socialista

Pubblicato su Ticinotoday.ch il 21 gennaio 2016