Fiscalità: schiavi di chi ha già tutto?

Imposte proporzionali e imposte a percentuale fissa

Innanzitutto quando si parla di fiscalità, tasse e imposte bisogna distinguere bene come è stabilito il valore di ciò che si è obbligati a pagare. La distinzione classica imposte-tasse, dove le prime sono “a fondo perso”, mentre le seconde sono date come retribuzione di un servizio ricevuto, non è infatti oggi più rilevante. Dico questo poiché oggi lo strumento fiscale è viepiù usato come arma amministrativa per far fare ai cittadini quello che altrimenti non farebbero (“Lenkungsabgabe”), vedi ad esempio la tassa sul sacco.

Per evitare quindi di entrare in bui meandri filosofici, riguardo alla giustificazione della fiscalità “tout-court”, bisogna allora concentrarsi sul tipo di onere che grava sul portafoglio del cittadino. Lo Stato, infatti, quando impone il prelievo di un’imposta o una tassa, può sempre scegliere: far pagare in base al reddito (e la sostanza?) di cui si dispone oppure imporre una cifra uguale per tutti?

Ad esempio le imposte sull’utile aziendale sono proporzionali. Più guadagni, più spendi. L’IVA è invece fissa. Chi si compra un tozzo di pane paga sempre la stessa cifra, sia egli multimilionario, sia in invalidità al limite della sopravvivenza. Stesso discorso vale per i mezzi pubblici. Costano ugualmente per tutti, siano i loro fruitori ricchi o poveri.

È quindi importante qua ribadire un concetto matematico difficilmente confutabile: ogni imposta o tassa ad importo fisso è in realtà degressiva. Il meccanismo è semplice: se pago 5 franchi di IVA e ne guadagno 10mila al mese sto dando allo Stato percentualmente meno soldi rispetto al mio reddito piuttosto che se ne spendo 5 e ne guadagno 3mila.

Per questo bisogna fare molta attenzione quando si criticano i partiti disponibili a una fiscalità forte. Perché bisogna sempre chiedersi dove lo Stato, abbassando ad esempio le imposte, trova i soldi per adempiere i suoi compiti pubblici. Il rischio è quindi di creare un Robin Hood al contrario: rubare ai poveri per dare ai ricchi.

Imposte proporzionali geometriche e proporzionali aritmetiche

Ci sono varie giustificazioni per sostenere le imposte aritmetiche, non da ultimo una distribuzione della ricchezza più equa (Visto che l’efficienza dei mercati, checché se ne dica, finché esisteranno l’eredità ed il nepotismo non sarà mai nemmeno per ipotesi equa…). Io propongo però anche un altro modo di vedere la situazione, questo tramite un calcolo pratico.

Quanto costa l’affitto di un appartamentino a Lugano? Diciamo 1000 franchi, nota bene sia per chi è più ricco, sia per chi è più povero. Ammettiamo che una persona abbia un salario di 4’000 franchi. L’appartamento equivale al 25% del suo salario. Se invece ha un salario di 20’000 questo equivale al 5%.

Ora presumiamo che le imposte siano proporzionali aritmetiche (tasso percentuale uguale per tutti), ad esempio al 20%. Al primo dopo le imposte rimangono 3200 franchi, al secondo 16’000.

L’affitto dell’appartamento inciderà sul reddito rimasto dopo le imposte sulla prima persona per il 31,25%, mentre il più ricco per avere l’appartamentino dovrà sborsare il 6,25% del suo salario dopo le imposte.

In soldoni questo vuol dire che pagando le imposte secondo una aliquota fissa (“falt-rate-tax”) se la prima persona deve affittare un appartamentino a Lugano dopo le tasse ha il 6,25% in meno di capacità finanziaria, mentre la persona più ricca solamente 1,25%.

Le imposte si devono pagare obbligatoriamente, ma come si vede qua se l’aliquota è fissa torniamo al discorso di prima: lo Stato diventa un Robin Hood al contrario: ruba ai poveri per dare ai ricchi.