Il TF come tribunale costituzionale?
Venerdì 20 maggio il «Corriere del Ticino» ci ha informati di una vecchia questione che torna ciclicamente al Parlamento nazionale: inserire la possibilità per il Tribunale federale (TF) di giudicare se le leggi federali siano conformi alla Costituzione o no. I partiti federali hanno posizioni divergenti, è quindi necessario aprire un momento di riflessione sull’argomento, poiché cambiare la situazione attuale significherebbe cambiare in modo importante la concezione che abbiamo del nostro Stato. Come ben spiegato nel CdT l’articolo 190 della Costituzione impone che il TF nelle sue sentenze segua la legge e il diritto internazionale (e quindi non ciò che dice la Costituzione stessa). Questa regola s’inserisce in un contesto politico-giuridico tutto particolare, propriamente svizzero, che vede la «democraticità» trionfare sullo «Stato di diritto». La giustificazione della scelta elvetica si può ritrovare nella nostra idea di partecipazione popolare al processo legislativo: ogni legge è facilmente annullabile con un referendum, fatto che aumenta di molto la legittimazione democratica delle scelte parlamentari. Come si sa, anche la Costituzione è sottoposta ad un processo di legittimazione, ma più intenso. Qui per ogni modifica la votazione è infatti obbligatoria ed è necessaria la doppia maggioranza popolo/Cantoni. Potrebbe quindi essere considerata più importante e legittimata della legge, ma come detto sopra in realtà nei tribunali non è così. Con l’articolo 190 si è imboccata una strada precisa: si è tolto potere ai piccoli Cantoni contadini (che come si sa tendono a porsi di fronte alle modifiche costituzionali in modo conservatore e reazionario) e si è voluto concedere più flessibilità ai pur lunghi e faticosi lavori parlamentari. A bilanciamento di ciò è imposto che l’autorità che prepara una nuova legge compia sempre un esame astratto di costituzionalità. È chiaro che un partito serio può usare questa risultanza come arma politica di fronte al popolo in caso di referendum. Dulcis in fundo
l’attuale legge sul Tribunale federale (andando contro lo stesso articolo 190 della Costituzione e quindi di fatto creando una norma incostituzionale!), impone che il TF applichi senza fiatare le decisioni della Corte di Strasburgo, rendendo così la Carta dei diritti dell’uomo effettivamente, e forse per fortuna, un diritto più importante della legge nazionale. Questo vuol dire che i diritti umani non sono sindacabili dal popolo, non sono minimamente referendabili. Il PS nazionale si dice purtroppo scioccato dalla situazione attuale, tanto più che il TF avrebbe «sempre dato prova di moderazione, non assumendo mai il ruolo di decisore politico» e sarebbe quindi un’autorità adatta a diventare tribunale costituzionale. Io penso che questa posizione vada riflettuta meglio e per il momento abbandonata. Innanzitutto va sfatato un mito e va aperta una porta alle scienze sociogiuridiche attuali: il TF in quanto corte suprema non può che emettere sentenze politiche (e per fare un esempio palese di ciò si potrebbero citare le decisioni che han dato il voto alle donne nel Canton Appenzello o han vietato di appendere crocifissi a Cadro). È quindi sbagliato dire che il TF in fondo ha sempre mostrato sobrietà nella sua giurisprudenza, poiché non è questo il punto di discussione. In secondo luogo, giocare politicamente la carta dello Stato di diritto, della formalità e dello scarico delle responsabilità in caso di sconfitta in votazione popolare è sbagliato in questo periodo storico. Stiamo vivendo un momento difficile per la nostra democrazia. La nostra sovranità è stata negli ultimi tre anni letteralmente massacrata dagli USA. Le grandi imprese multinazionali ignorano bellamente le nostre leggi chiedendo eccezioni fiscali, pianificatorie, ambientali e di diritto del lavoro. Il concetto stesso di volontà popolare è in pericolo perché più nessuno va alle urne (e questa è la vera, grande crisi del nostro tempo: abbiamo ottenuto i diritti e dimostriamo al mondo che in realtà non ci interessano…). No, non possiamo lottare per delegittimarci ancora di più.
Filippo Contarini, giurista, Porza Corriere del Ticino, 4 giugno 2011
AGGIORNAMENTO!
Un’interessante opionione contraria alla mia a cui però vorrei tantissimo chiedere: ma sarebbe giusto che il TF cassasse una legge dopo che è stata accettata, che so, dal 75% della popolazione? Io penso di no. Penso però, coe si dice nell’articolo, che sia necessario un controllo preventivo sulla coerenza costituzionale che un’iniziativa può effettivamente ledere (p.e. quella sui minareti)
Un’opinione autorevole su cosa ci sia in gioco (e tendenzialmente contraria alla mia)