Cos’è la radical legal history

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Nel 2022, ospite dell’Istituto Max Planck per la storia e la teoria del diritto a Francoforte, leggendo un articolo di Hans Ulrich Gumbrecht apparso su un qualche giornale online, mi sono inventato il concetto di “radical legal history”.

Non so se io sia il primo a usare questa definizione per descrivere il mio approccio alla storia del diritto. Il fondo è semplice: il fatto che una stessa parola si trovi in una fonte giuridica oggi e 150 anni fa, o 150 anni fa e 300 anni fa, non deve darci sollievo (come spesso invece fa ai miei colleghi-e), ma anzi deve inquietarci. L’assunto di fondo è: com’è possibile che nonostante stiamo vivendo vite e storie completamente diverse, usiamo la stessa dannata parola? Cosa stiamo nascondendo dietro quella parola? Ecco, la radical legal history è un metodo di indagine che serve a ricostruire i contesti per indagare gli scostamenti di senso che emergono nella storia del diritto nel caso di parole che a prima vista vogliono dire ancora esattamente la stessa cosa, ma in realtà portano su di sè mondi di differenza (quello che Pio Caroni chiamerebbe “omofonia”).