Trasparenza

Ci sono due tipi di trasparenza su cui si può parlare. Innanzitutto la trasparenza delle istituzioni che posseggono potere. Lo Stato, il sistema giudiziario, i partiti. In secondo luogo c’è il personaggio pubblico singolo, il politico che si mette in gioco al servizio di un’idea. Senza esplicitare le proprie posizioni sui temi controversi e tabuizzati della propria parte politica e senza dire da quale ambiente si deriva difficilmente si potrà instaurare con chi ascolta un vero rapporto di fiducia.

Trasparenza su di me
Inizio affermando che sono un libero pensatore. Questo vuol dire che non mi trovo d’accordo con l’idea che ci sia un trascendente e che, in ogni caso, rifiuto qualsiasi teoria suggerente una verità. Sono un relativista, in particolare costruttivista. Ciò significa che non riconosco in assoluto il concetto di verità e di realtà. Penso che ogni essere umano ha una percezione sua di cosa sia reale e questa atomizzazione rende impossibile parlarne in valori assoluti. La discussione, quindi, su una cosa è reale o no è di per sé un non-senso . Come si può ben capire, non accettando nemmeno il concetto “standard” di realtà per me il problema dell’esistenza o meno di Dio non si pone nemmeno.

In secondo luogo affermo la mia posizione politica. Io sono di sinistra, molto. Vorrei però precisare che non sono un marxista, poiché leggo con enorme difficoltà la sua lettura della società. Seguo teorie sociologiche molto in contrasto con la sua, in particolare in questo momento mi sta appassionando la teoria Luhmaniana. Il fatto di non essere marxista non significa che io non possa essere di sinistra, anzi.  Sono dell’idea che dopo un secolo e mezzo di marxismo e di statalismo la sinistra sia pronta ad emanciparsi. A eliminare le tossine di una scientificità presunta, di una visione deterministica dell’essere umano. In ogni caso, seppur discutendo con occhio critico qualsiasi idea , rimane fissa in me una concezione del principio di uguaglianza che mette molto in risalto l’uguaglianza rispetto alle differenze (ricorda cosa dice il principio di uguaglianza: bisogna trattare gli uguali in modo uguale, i diversi in modo diverso).

La mia estrazione sociale viene definita in modo non molto simpatico “radical-chic”, “gauche-caviar”, “bo-bo”, “sinistra in cachemere”, “figlio di papà”. Ebbene sì, non provengo da una famiglia operaia, bensì da genitori, nonni e bisnonni facenti parte di quella parte di società che in altri tempi avremmo definito “borghese”. Devo tantissimo alla mia famiglia, che mi ha permesso e mi permette di crescere in un ambiente iper-critico nei confronti di quello che sta attorno a me. In particolare mi ha trasmesso una vera passione per la cultura e il confronto profondo delle idee. Mi ha inoltre permesso di viaggiare e di scoprire altre realtà nel mondo. Questo mi permette di pensare sempre che per una via intrapresa ce ne erano almeno altre due altrettanto buone ed altrettanto possibili da percorrere.
C’è chi dice che non si può essere veramente di sinistra se si deriva da condizioni sociali quali le mie. Ebbene, io sono dell’idea che bisogna sradicare queste idee settarie ed escludenti provenienti da realtà del secolo scorso e chiedersi meglio cosa sia la società e cosa significhi essere di sinistra. E improvvisamente si scoprirà che per essere di sinistra bisogna dire, pensare e fare cose di sinistra. Indipendentemente dalla propria posizione sociale di partenza.