10’000 frontalieri in più, rubano posto agli svizzeri?

In Ticino dal 2008 al 2011 il saldo naturale degli svizzeri tra nati e deceduti è di -619 unità. Gli stranieri in Ticino sono aumentati di 4’000 unità, che equivalgono a quella striminzita crescita di popolazione del 1,26% che vive il nostro cantone, crescita che non va di certo a ingrossare i paesini di valle, ormai in preda a uno spopolamento che alla lunga ci farà molto male. Nel contempo le rendite AVS percepite in Ticino dal 2008 al 2011 sono aumentate di ca. 4’000 unità.

Con grandi annunci e paroloni il sito liberatv.ch ci ha scritto che i frontalieri hanno sostituito il posto di 10’000 ticinesi o residenti. Rimettiamo il municipio al centro del villaggio e parliamo di numeri concreti e, soprattutto, non facciamo confusione sulle parole. Scendiamo dal mirtillo: scrivere “ticinesi e residenti” è un modo per infoiare un po’ il lettore, far capire che la situazione è grave “per i noss”.
Cominciamo quindi col dire che sui grandi numeri i ticinesi ormai crescono (poco) solo grazie alle naturalizzazioni. I ticinesi “doc”  non fan più figli. In realtà l’aumento di popolazione in Ticino è dato solo dall’arrivo di stranieri, se non fosse così saremmo costretti a un invecchiamento della popolazione drammatico e insostenibile per le nostre assicurazioni sociali.
I dati dicono che in Ticino sono stati creati 2’000 posti in più negli ultimi 4 anni. Dato l’aumento di 12’000 frontalieri, ci sarebbe stato un effetto di sostituzione di 10’000 frontalieri, che avrebbero fatto lasciare a casa “i lavoratori ticinesi e residenti”. In realtà hanno lasciato a casa per la maggior parte gente immigrata, prima vittima del mercato del lavoro al ribasso.
Cominciamo a dire che i posti di lavoro creati sono sì 2’000, ma ne dobbiamo calcolare altri 4’000 lasciati liberi dai pensionati. E chi lavora in quei posti di lavoro, se in Ticino non c’è un aumento di popolazione svizzera? Ci sono quindi circa al massimo +6’000 frontalieri che “sostituiscono” “i ticinesi e i residenti”.
Il numero è importante, sono anni che la sinistra lotta per far sì che non crei disagi sociali. Va però detto che non è corroborato dalle statistiche dell’assicurazione disoccupazione (statistiche oltretutto taroccate dalle riforme borghesi contro i giovani…), che danno il numero di disoccupati in diminuzione. Come mai? Perchè gli stranieri fan, come han sempre fatto, da cuscinetto.

Cominciamo a dire che l’aumento degli immigrazione ha avuto una bruschissima frenata.
Diciamo poi che si calcola che la piazza finanziaria ticinese ha perso, a causa della strategia miope, scellerata, vecchia, rozza dei grandi banchieri de’ casa nostra,  4-5’000 posti di lavoro tra impiegati e indotto. Il Suglio, per fare un piccolo esempio, è vuoto. Impiegati che tutto sommato erano formati e che, a parte qualche caso difficile, umane tragedie, sono più reimmettibili nel mercato del lavoro di coloro che non sono stati formati. Le statistiche parlano chiaro: gli stranieri sono i primi che subiscono la pressione dei lavoratori frontalieri.
Questo perchè sono genralmente meno formati degli svizzeri e perchè i padroni svizzeri hanno meno difficoltà a licenziarli. Sapere che l’economia ticinese nonostante la crisi bancaria del 2008 e il calo di domanda dall’Italia sia riuscita a fare un +2’000 posti di lavoro è quasi miracoloso.
Chiaro, è sempre più facile sparare a zero sui lavoratori piuttosto che sui banchieri, ma non ci stupiamo più di nulla.
Mi si dirà: i posti di lavoro creati da queste nuove imprese edili e del terziario non sono lavori di qualità, sono tutte schifose industrie di lavoro a bassocosto del mendrisiotto e delle piane del luganese. Probabile, ma non è solo questo. È anche l’incredibile aumento dell’edificazione, un’economia del mattone florida, anche troppo florida, che rischia di diventare una bolla.
Terziario e edilizia che sfruttano e fanno dumping. Sono anni che la sinistra lotta per questo (vedi p.e. la lotta della sinistra di Stabio).

C’è un problema lavoro in Ticino? Senza dubbio sì. Son 5 anni che la sinistra parla di lavoro in Ticino e che la destra leghista-borghese blocca tutte le riforme per i lavoratori.
Chi sono i primi a subire questa politica di destra?
– Anzitutto gli stranieri immigrati, che si vedono frontalieri più concorrenziali sul mercato del lavoro
– i “ticinesi” poco formati sono anche a rischio, poichè anche nei loro confronti le aziende speculano
– i nostri trasporti, visto che le nostre strade stanno collassando, una tragedia per la salute di chi usa l’auto (ore perse in colonna), di chi vive vicino alle strade (inquinamente), l’economia dei trasporti (che non ha strade fluide).
– gli impiegati medi, che si vedono sottoposti a una lotta sul salario di dimensioni impari, da 6’000 franchi di stipendio spesso si passsa a 5’000 senza che si possa dire né a né ba, fatto che crea enormi problemi famigliari, a fronte di spese che crescono senza sosta (p.e. la cassa malati)

Liberatv ha lanciato un appello alla politica ticinese per: far innescare la clausola di salvaguardia; usare l’autonomia che la politica ticinese ha nei confronti di Berna; prendere misure contro chi abusa della libera circolazione; fare disobbedienza civile nei confronti di Berna.

Non ho difficoltà a dire che questo manifesto non mi piace, lo rigetto completamente. Non c’è un’analisi concreta della situazione del lavoro in Ticino, non c’è una proposta concreta degli strumenti che la politica già ha nei confronti del datore di lavoro (datori che assumono chi sul mercato si offre a un prezzo più basso), non c’è una proposta solidaristica tra lavoratori, non c’è tutela dell’efficenza e della produttività, non c’è una visione orientata al futuro; ci sono i fumogeni della disobbedienza e il simbolismo della clausola di salvaguardia.

Proposte concrete da sinistra ne sono state fatte: c’è stata la proposta di aumentare il cambio con l’euro (che è la VERA causa dell’esplosione di frontalieri, ma che liberatv non cita nonsiamai!, un cambio che non si può toccare perchè le nostre imprese multinazionali avrebbero perdite miliardarie, poverelli gli azionisti…); c’è stata l’iniziativa contro il dumping (ovvero l’aumento dei controllori del lavoro) del MPS; c’è stata la proposta di aumentare le barriere burocratiche per il lavoro; c’è stata la proposta dei salari minimi (da mettere nella costituzione, oppure tramite contratto collettivo, oppure tramite contratto normale); c’è stata la proposta di vietare i salari in euro; c’è stata la proposta di aumentare il budget per la formazione; c’è stata la proposta di modificare la perequazione finanziaria (visto che grazie alla libera circolazione delle persone la Svizzera centrale si sta facendo le palle d’oro e dovrebbe cooperare con il Ticino); c’è stata la proposta di un monitoraggio maggiore sui prezzi al dettaglio in Ticino; c’è stata la proposta dell’aumento della libertà sindacale; da sinistra insomma le proposte sono state tante!

Lo scontro è politico: tutte queste proposte sono regolarmente bloccate dalle maggioranze borghesi (con cui la lega si sente molto a suo agio) a Berna e a Bellinzona. A fronte di tanti comunicati a difesa della “nostra gente”, i politici di destra sanno perfettamente che i primi lavoratori toccati dal frontalierato, ovvero gli stranieri, non votano per loro e sono anzi ottima “carne da macello” nel mattatoio della concorrenza fra lavoratori.
Per i borghesi i ticinesi che vengono stritolati in questa morsa non sono degni di essere protetti. Proclami, proclami, proclami, ma le imprese costruttrici e le nuove ditte del terziario, siano esse a capitale elvetico o a capitale italiano, assumono volentieri frontalieri. E chi vende i terreni a queste ditte? E chi si prende i depositi nei conti in banca? Scendiamo dal mirtillo di nuovo, per favore. Basta addossare le colpe ai lavoratori! D’altronde lo sanno anche i sassi che anche in via Monte Boglia i lavoratori frontalieri non han mai fatto schifo.

Il Ticino ha passato gli ultimi 15 anni a dire che Berna è un posto di balivi e giù con gli insulti. Loro ora ci considerano dei cincheli inutili, buoni solo a bere un bicchiere di merlot. Mentre in un Paese federalista forte, dove le regioni di frontiera sanno fare diplomazia interna, la questione del lavoro ticinese sarebbe già stata affrontata attraverso strumenti quali la perequazione finanziaria e gli investimenti diretti (vedi p.e. l’ottima mozione del Granconsigliere socialista Storni).

Chiedo ai lettori di non essere polemici, nè di farsi trasportare dall’identitarismo. Chiedo ai lettori di essere critici e analitici. Questo razzismo diffuso che si sta spargendo per il cantone fa impressione. Chiedo di capire che dove c’è un lavoratore che guadagna meno c’è un padrone che si lecca i baffi. Chiedo di aver fiducia nei sindacati e chiedo ai sindacati di essere più vicini alla propria gente, di essere meno settari.

L’ambiente della disobbedienza civile mi fa paura. Mi fa paura perchè chi ne approfitta è sempre il potere reazionario. E mai un potere reazionario ha fatto il bene della gente comune.

F.C. 4.6.2013

Pubblicato in versione ridotta su Confronti dell’8 luglio 2013