Adoboli-UBS, un caso interessante dall’oltremanica

Leggevo con interesse l’altro giorno questo articolo su tagesanzeiger.ch. Ve lo ripropongo traducendovelo e riassumendolo in italiano, con qualche appunto personale.

Kweku Adoboli era un impiegato dell’UBS londinese (la city di Londra era, fino a qualche giorno fa, la più importante piazza finanziaria del mondo) che con vendite allo scoperto ha causato una perdita secca di 2.3 miliardi (MILIARDI) di dollari alla banca.

Per capirci: 2.3 miliardi di dollari equivalgono allo stipendio di 5’000 franchi di 900 persone per 40 anni. La galleria apltransit sotto il Monte Ceneri costa meno di un miliardo di franchi. Le cifre di cui parliamo sono quindi colossali e non bisogna mai perdere questo punto fisso dal discorso.

Cosa c’è di interessante del caso Adoboli? C’è che tutta la narrazione attorno al mondo dell’impresa privata e delle banche in particolare, in Svizzera addirittura la mitizzazione del grande banchiere buono, sano e oculato, cade sotto la dura realtà dell’essere umano, debole e imperfetto. Adoboli, lo speculatore, ma soprattutto i dirigenti e gli azionisti, più deboli nella loro umanità del signolo speculatore stesso. Altro che Rotschild e Rockfeller, i banchieri non sono altro che i Bernasconi e i Müller, persone comuni con i loro difetti comuni.

E non per niente sul caso Adoboli-UBS sta venendo fuori un quadro demenziale:

– Adoboli era già stato pizzicato in un furtarello di prodotti informatici a New York, ci fu un patteggiamento e nessuna condanna, ma la banca prima di assumerlo lo sapeva. Alé.

– Adoboli lavorava su fondi basati sugli indici di borsa, vantaggiosi per i clienti a causa dei bassi costi di amministrazione. In particolare doveva assicurare i rischi, ma era tutto un imbroglio, poichè invece di assicurare i fondi commerciava con capitale proprio e faceva palate di soldi. Adoboli era a capo del piccolo team che svolgeva questo compito.

– L’UBS disse, dopo le porcate con i crediti subprime, di non voler più prendere troppi rischi sul capitale proprio, sarebbe bastatato vivere di provvigioni. Un bel fioretto, roba che sentono spesso gli operatori sociali nei centri di disintossicazione. E infatti nel 2010 UBS cambiò la regola interna del limite di 50 milioni di dollari e lo raddoppiò. Una decisione importante, ma non c’è una carta una a confermarlo: han deciso tutto “al bar”! Le autorità inquirenti han trovato un mail, ma non è mai stato mandato. Di certo però i risultati sono arirvati: da 16 milioni di utili a 48 milioni!

– Poi il tutto diventa complesso: a causa di un nuovo giro di risparmi il controllo sul team di Adoboli viene spostato in India (sì, avete letto bene, in India!), dove i rapporti seri vengono elaborati con 14 giorni  di ritardo (mentre per la FINMA i giorni dovrebbero essere al massimo 3!). I rapporti giornalieri su perdite e utili previsti non sono invece così dettagliati, poichè il sistema informatico non è in grado di star dietro a tutte le attività. Il controllo dei rischi di mercato è basato su questi dati poco dettagliati e non si possono altri. L’esame di bilancio è a fine mese.

– nonostante l’obbligo di avere i rapporti, er metà 2009 e tra il 2010 e il 2011 nessuno ha consegnato i rapporti, poichè era in atto una riorganizzazione su New York. “E Adoboli? Boh?”

– Adoboli era quindi libero di fare i suoi commerci con assicurazioni finte e nessuno controllava come andava in realtà. E infatti la banca ci ha messo un mese (UN MESE) a capire che il suo impiegato aveva perso la prima tranche di tutti quei soldi, e solo perchè il mercato ha segnato una perdita secca del 20% in cui anche lui è rimasto invischiato come un tonno. Inizia con una perdita di 2.1 miliardi, poi ne rigioca 8.5 (1/4 del costo di apltransit in totale, tanto per capirci), il mercato fa su e giù, fa altri 200 milioni di perdita.

– ma veramente nessuno sapeva niente? Balle! Tra giugno e luglio 2011 Adoboli è stato redarguito 4 volte per oltrepasso dei limiti, ma sicomme ogni tanto faceva affari d’oro, con milioni di guadagno, alla fine un occhio veniva chiuso volentieri. Alla fine la contabilità della sezione assicurazioni ha notato un piccolo ammanco di 4 miliardi (MILIARDI!) di dollari, ma Adoboli li ha convinti che avrebbe rigirato la posta contabile mancante. Chiaramente il furbastro fa dei giochini contabili (falso in bilancio), uno addirittura da 500 milioni.

Tiriamo le somme:

La FINMA scrive nel suo rapporto che UBS non ha controllato a sufficienza, ledendo i suoi doveri di diligenza e organizzativi, esattamente conme nel 2009. Insomma, l’UBS non ha imparato niente dai suoi errori.

Cosa impariamo noi? Beh, di certo che l’essere umano è avido, ma questo nè ci sorprende, nè ci può scandalizzare. Quello che ci deve scandalizzare è la negazione sociale costante e imperterrita della profonda umanità degli operatori di banca. Viviamo in una nazione in cui il banchiere può tutto, perchè tutti gli credono. Bravo, bello, figo, quello che rischia, lui sì che è. Una mitizzazione che stende un velo pietoso sul fatto che questi rischi non sono mai presi fino in fondo.

Ma soprattutto una mitizzazione che impedisce alla collettività di discutere in modo sereno su come poter arginare o incentivare questa umanità degli operatori di banca. “Ghe pensi mi“, ci dice il banchiere quando vuole una deregolamentazione. E invece noi gli dovremmo dire: “no ciccio, ci pensiamo insieme, ti conosciamo fin troppo bene, sei come noialtri, mica sei diverso.”

Chissà, forse se il parlamento svizzero avesse pensato di più all’umanità dei banchieri e meno ai suoi lobbisti ora avremmo banche meno speculatrici, manager meno ladri, perdite meno miliardarie.

Ciao

F.