Ma un posto c’era!

Domenica scorsa l’UDC ha tenuto un congresso nazionale all’aperto, una specie di Landsgemeinde della sofferenza, visto il freddo improponibile subito dai delegati.
È stata una mossa politicamente astuta, ben conosciuta da tutti i partiti che definiamo populisti. Lo slogan che è stato trasmesso da questa situazione è quindi stato chiaro: “la sinistra antidemocratica non ci permette di riunirci pacificamente al chiuso. E quindi per colpa loro l’unica cosa che possiamo fare è trovarci all’aperto, al freddo, sotto la neve”.
Ed infatti, non appena è arrivata la notizia delle minacce subite dall’Università di Losanna abbiamo tutti pensato che questi estremisti di sinistra in realtà hanno commesso un errore, che hanno di nuovo dato l’opportunità all’UDC di vittimizzarsi.
La verità dei fatti, come sempre succede in questi casi di opportunismo politico, è però ben distante rispetto a ciò che racconta la direzione nazionale dell’UDC. E purtroppo la stampa ha fatto solamente in parte il suo lavoro.
È infatti del 3 dicembre la notizia, apparsa su nzz.ch e tagesanzeiger.ch, che l’UDC ha deliberatamente rinunciato a sale congressuali che erano state offerte loro in vari comuni vodesi; addirittura la federazione internazionale di ciclismo si era detta disposta ad ospitarli. L’UDC inoltre, visto che l’atteggiamento poteva sembrare un po’ ipocrita, ha deciso di annunciare che non trovava una sala da 1000 posti. Piccolo dettaglio: nemmeno l’Uni di Losanna poteva offrire 1000 posti.
Se possiamo dire che le minacce subite dall’università sono deprecabili, dobbiamo ribadire a gran voce che l’atteggiamento avuto dal maggiore partito nazionale svizzero in questa situazione è stato semplicemente un ignobile vittimismo, purtroppo prontamente amplificato dai media.

 

F.C.