Né accordo, né ricatto, ma debolezza politica
Tra agosto e gennaio la stampa ci ha informati dell’arrivo al comune di Stabio dell’azienda VF (Vans, Napapiri, …), che sposta parte della sua attività dal Veneto e da un altro comune ticinese: Pazzallo. Tutta l’operazione è stata avvolta da un assordante silenzio della politica cantonale ticinese, fatto che secondo me è altamente problematico.
La mossa architettata da Stabio, dal Cantone e da VF pone la collettività di fronte a un conflitto di coscienza cui non si può rispondere a cuor leggero. Gli interessi economici in gioco sono enormi per una regione periferica come la nostra. Pur di far approdare la nuova sede dell’azienda nel medio Mendrisiotto, creando tanti nuovi posti di lavoro che valgono oro per la nostra economia, si è accettato di farla “rubare” ad un altro comune ticinese (come anche alla regione veneta) e di esonerarla dal pagamento di alcune imposte per una decina d’anni.
Questa situazione fa emergere uno scontro profondo tra diversi sentimenti di giustizia. Da una parte il lavoro, dall’altra il rispetto intercomunale e l’uguaglianza di tutti davanti alla legge. Si tratta di un conflitto tipico in uno Stato liberale come il nostro, è sempre latente e prevedibile. Noi però non siamo arrivati pronti per affrontarlo. La cosa più grave è che la politica non vuole capire che ci saranno nuovi Pazzallo in futuro obbligati a subire lo stesso trattamento, così come altri concorrenti saranno trattati iniquamente.
Gli effetti collaterali (che potremmo chiamare esternalità negative) di tutto ciò sono sotto gli occhi di tutti: lo Stato ha rinunciato alla sua sovranità fiscale piegandosi alla potenza economica di un’azienda (nota bene: esenzione significa perdita di sostrato fiscale, soldi persi anche per una eventuale perequazione). Ha sfavorito Pazzallo per Stabio, palesando come un piccolo comune sia inerme su queste questioni. Nel contempo ha rinunciato alla neutralità economica, principio cardine dell’economia liberale. Ciò che si è attuato nel medio Mendrisiotto è infatti un elogio alla concorrenza sleale, dove VF, il latifondista e Stabio godono di vantaggi che in una situazione normale non avrebbero mai avuto. E di cui i loro concorrenti non potranno usufruire.
Tutto ciò è stato fatto per avere tanti posti di lavoro in più e quindi per dare una mano all’economia regionale e cantonale. La collettività non può però limitarsi a questa osservazione, utilizzandola come panacea per i mali subiti. La ferita inferta alla sicurezza giuridica è qui molto ampia, ora non abbiamo idea di come lo Stato si comporterà con altre grosse aziende che potrebbero presentarsi alla porta la prossima volta.
È proprio qua che la politica deve parlare, intervenire con forza. È chiaro a tutti che non può essere sprecata l’occasione di avere nuovi posti di lavoro in un momento in cui si delocalizza. Bisogna allora cercare soluzioni di ampio respiro, che vadano oltre alla sola proposta finanziario-fiscale. Ad esempio si possono prevedere indennità per
i comuni “derubati” delle loro aziende. Si può pensare a dei vantaggi di carattere amministrativo per le aziende concorrenti. Si può decidere di imporre alla VF (e alle sue emulatrici in futuro) degli alti standard qualitativi, dei rapporti particolari relativi al diritto del lavoro oppure l’impegno a compiere azioni a favore del territorio (in particolare quello da cui se ne va). Infine bisogna far sì che i latifondisti non abbiano vantaggi da queste azioni anticoncorrenziali compiute dallo Stato, questo sì un fatto veramente paradossale.
Bisogna, infine, riflettere su un’ultima circostanza: il comportamento ticinese è stato chiaramente contrario alle regole mercantilistiche. Non tassare significa non farsi pagare per i servizi che si offrono, si tratta di una delle più banali pratiche contro la concorrenza. Chissà se trovando un accordo fiscale a livello europeo su questa questione non si riesca a mettere fine a questa guerra fra le grandi aziende da un lato e la nostra sovranità fiscale, giuridica e democratica dall’altro.
Filippo Contarini, candidato al Gran Consiglio per il PS
Pubblicato su ticinolibero.ch il 12.3.2011