Valutiamo i professori
La scuola è l’istituto in cui si formano le persone. Per appurare se l’insegnamento sia passato nel modo prefisso occorre che si valutino le conoscenze acquisite. Una buona scuola, però, non si valuta solo in base ai risultati scolastici, ma anche sulla qualità del metodo didattico applicato. Il Regolamento della Legge sulle scuole medie superiori (artt.10 e seg.) affida la valutazione dell’insegnamento agli esperti di materia. Purtroppo i risultati non vengono mai pubblicati. Né, per esperienza vissuta, possono dirsi veramente oggettivi, dal momento che i docenti hanno l’abitudine di cambiare il loro atteggiamento in classe quando avvengono queste ispezioni. Ci sono però altre realtà: gli studenti dell’ Università di Lucerna hanno potuto compilare negli scorsi giorni dei formulari di valutazione sui loro professori. I docenti hanno poi discusso i risultati con gli alunni nelle lezioni successive. Questo strumento negli ultimi anni ha dato i suoi frutti.
Alcuni professori hanno cambiato il loro metodo di insegnamento riuscendo ad ottenere in seguito una maggiore attenzione e partecipazione alle lezioni. Al liceo non sono mai stato interpellato su ciò che pensavo riguardo ai miei docenti. Mai sono stato spinto a confrontarmi apertamente sulla qualità dell’insegnamento datomi. I professori non si sono mai messi sotto analisi, mai hanno pensato di chiedere alla classe se qualcosa andasse male o no.
Insomma, lo spazio d’espressione (democratica) dei ragazzi è profondamente ridotto, nonostante sia innegabile che loro veramente sanno se la lezione sia ben fatta o no.
Soprattutto in un’età come quella liceale, nella quale la maggior parte dei ragazzi è già in grado di esprimere le proprie opinioni sull’istituzione scolastica, non usare questo strumento pare un errore. Per aumentare la qualità dell’insegnamento non basta apportare migliorie ai programmi e ai curricoli di studio. È sicuramente ancora più importante sapere cosa è positivo e cosa invece va migliorato nell’insegnamento della materia in classe, chiedendo ai diretti interessati.
Filippo Contarini, Breganzona
Corriere del Ticino, 5 novembre 2008