Per un’economia al servizio di tutti

Non ci può essere spazio per il bieco moralismo a scapito di chi non è già una potenza economica!

Nel 2008 il sistema finanziario basato sui crediti subprime è crollato come un castello di carte (vedi qui per una breve spiegazione di cosa è successo). Questo ha avuto ripercussioni economiche anche in Ticino. Ricorderò per tutta la vita quello che disse il direttore di Ticino turismo: “La crisi è un momento importante di cui bisogna approfittare, si possono potare i rami secchi degli alberi. In particolare vedremo la chiusura dei troppi ristoranti e alberghi gestiti male”. Questo, dispiace dirlo, è becero moralismo, tipico di una visione economica liberale che se ne frega di chi si impegna e banalizza i motivi per cui un’azienda dovrebbe fallire.

Diciamolo a voce alta: una piccola azienda, di qualsiasi ramo economico sia, non chiude esclusivamente perché ha trascurato la gestione accurata! I motivi possono essere tantissimi, in particolare quando non ci sono grandi capitali alle spalle. Quando il cittadino (o un piccolo gruppo di cittadini) decide di impegnarsi e non essere più lavoratore dipendente, mette se stesso e le sue forze economiche in un progetto per la vita. Parliamo di impegno personale ed affettivo, che ha ripercussioni sulla sua famiglia, sui suoi amici, sul suo tempo libero. Parliamo di impegno finanziario con istituti di credito, con fornitori, con clienti. L’azienda può fallire anche se era florida, questo perché le piccole gestioni non sono anonime come una grande banca o una multinazionale e non dispongono di grandi capitali con cui poter giocare sull’effetto-leva. Ci possono essere crisi personali e famigliari alla base di un fallimento, malattie, sfortuna. Ma soprattutto ci possono essere investimenti compiuti in momentosbgaliato, sia questo per sfortuna per consigli inappropriati, per ingenuità, per arrivismo.

Pensiamoci bene, la crisi finanziaria del 2008 è verosimilmente stata provocata da chi ha fatto di tutto per garantire che il globo intero si basasse su un modello economico improntato sul laisser faire. Da chi ha sostenuto che gli istituti di credito si lasciassero andare in affari rischiosissimi, continuando però a dire che erano sicurissimi. E i piccoli imprenditori, che da questi stessi istituti di credito sono stati consigliati e hanno investito nella loro piccola azienda, hanno ricevuto garanzie di stabilità. E a causa loro si sono trovate ricoperte di debiti, in una situazione sociale tesissima.

E pensandoci ancora meglio possiamo notare che le persone che hanno fatto affari rischiosi e nel contempo tranquillizzato i piccoli sono le stesse persone (eh sì, sempre di liberali parliamo!) che dicono che bisogna potare i rami secchi, che le piccole aziende falliscono perché gestite male.

Questo moralismo è dannoso, inumano. Si libera delle sue responsabilità sociali parlando dell’astratto e fregandosene dei singoli. Se ne frega delle storie di chi investe nella sua vita, considera tutti come oggetti. Invece di proporre progettualità ed visioni economiche sostenibili insulta. Insulta tutti noi.

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