C’era una volta il Parco Robinson

Mi permetto di pubblicare una lettera che ho letto oggi, lunedì 30 gennaio 2012, sul Corriere del Ticino.

Una lettera triste che denuncia la fine del Parco Robinson di Locarno. Ho avuto la fortuna di andarci alcune volte con gli amici scout di Locarno perchè era un piccolo paradiso cittadino. Un piccolo pezzo di natura a misura di bambino, dove l’auto-organizzazione era l’evidente marchio di fabbrica.

Non era un luogo propriamente scout, ma i principi di base erano evidentemente vicini. Perderlo è una sconfitta non solo per la citadinanza, ma anche per la politica, che non capisce l’importanza di questi momenti fondamentali per la vicinanza fra persone e fra persone e natura.

C’era una volta il Parco Robinson

Sono passato l’altro giorno nel bosco a lato della sponda sinistra del fiume Mag­gia, dove anni fa esisteva il Parco Robin­son: che squallore! Hanno eliminato la ventina di capanne che i nostri figli ave­vano costruito, sotto la esperta guida del­l’animatore Alfredo Salvisberg e di noi ge­nitori volontari! Ne sono rimaste in piedi solo due, usate come deposito sacchi e bi­ciclette durante la colonia diurna estiva. Hanno chiuso la legnaia e il capannone del materiale! E via anche le caprette, i co­nigli, le anatre… dopo tutto il lavoro di co­struzione impiegato da ragazzi e adulti, per dare un tetto e un rifugio sicuro agli animali, guardati e accarezzati dai bam­bini. Spariti anche gli orti a disposizione degli utenti del Parco, dove potevamo rac­cogliere insalate, lamponi, pomodori, zuc­chine. Ciò che rimane oggi è un sempli­ce parchetto giochi – come ce ne sono tan­ti – al quale sarebbe auspicabile cambia­re nome, poiché la scritta

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preparata da me dieci anni fa all’entrata «Parco Robin­son» non si addice più! Una scritta simi­le presuppone avventura, giochi nella na­tura, cacce al tesoro, allevamento anima­li da cortile, costruzione capanne e per­manenza in esse nelle ore di apertura o nei fine settimana, pernottamento com­preso. Una scritta simile presuppone ba­gni comunitari nel vicino fiume, gare di mountain-bike, atélier di lavoretti fatti a mano, discese in acqua con canoe fino al­la foce del fiume, grigliate, castagnate, fe­ste di S. Nicolao e di Carnevale, feste di compleanni, ricorrenze varie, prestito gra­tuito di giochi e biciclette. Ben vengano i centri giovanili di Locarno e Losone crea­ti dalle autorità; ma sono per i grandi (dai 16 anni in su). Per i bambini e ragazzi più piccoli è sufficiente quel parchetto giochi al limite del centro abitato, depredato da ciò che una volta era una «vera scuola di vita all’aperto»? In altre città della Svizze­ra da me visitate i Parchi Robinson con­tinuano la loro interessante ed educativa attività a favore dei ragazzi. E non è affat­to vero che sono superati: tanti adulti che hanno frequentato il nostro Parco Robin­son negli anni ’80-’90 lo possono testimo­niare! Così come possono ammettere che non basta dare ai loro figli di oggi mar­chingegni elettronici, computer, televiso­ri. Nessun paragone con la gioia e felicità che madre Natura può offrire nell’ambito di un’attività a contatto col verde dei boschi, il cinguettio degli uccelli e lo scoppietta­re di un fuoco all’aperto acceso nel cer­chio durante un rosso tramonto passato in sana compagnia! Claudio Troise, Locarno