Test di alcolemia: intangibilità dei potenti ?

Potrebbe sembrare semplicemente una sparata estiva, quella del 29 luglio scorso di Piergiorgio Fornera (vedi qui il testo della sua interrogazione).
Queste le parole del politico di punta UDC: al concorso ippico di Ascona giungono “per la maggior parte persone benestanti e distinte”, “turismo di qualità del quale qualsiasi località sarebbe orgogliosa e fiera”. L’autorità avrebbe però cercato di disincentivarlo perché “all’uscita dei parcheggi, già sulla strada, stazionava una vettura della Polizia comunale intenta ad eseguire i controlli sistematici dell’alcolemia al pubblico che usciva dal concorso”.
Sarebbe grave banalizzare queste parole, non si può prenderla alla leggera. E nemmeno il “percorso di redenzione” che ha fatto il nostro, quando il 2 agosto ha cercato goffamente di relativizzare il suo scritto, peraltro già sparso in tutto il Ticino mediatico, può alleggerire la gravità di quanto detto. Perché ciò che Fornera ha scritto era oggetto di un’interrogazione, un atto politico di una voce portante del primo partito in Svizzera. Un atto politico che con la mente non può che portarci a usi e costumi di società che non sono e non possono essere la nostra Svizzera.
Non basta ritirare un’interrogazione quando nero su bianco si sono scritte cose tanto crude quanto semplici: i ricchi ubriachi possono guidare l’auto! Parafrasando la sua tesi, se sei un cittadino a passeggio tranquillo per le vie di Ascona, spera che nell’auto che ti sta venendo incontro ci sia un poveraccio. Perché se invece fosse un ricco turista, beh, lui può guidare – e investirti – anche se fradicio di alcool nel sangue. Perché se è potente può fare quello che gli pare, è intoccabile. Lui non farà casino, non inquinerà, non sarà mai pericoloso. Non sarà “incline compiere atti di vandalismo, rumori molesti e quant’altro”, come ripete bellamente il nostro.
Tutto ciò è pericoloso. Pericoloso perché cerca di sottolineare una differenza antropologica tra chi è ricco e potente e chi no. Ma questo non è vero. I ricchi rubano come rubano i poveri. Guidano ubriachi come lo fanno i poveri. Possono essere pericolosi come i poveri.
Il problema non è solamente che “la legge è uguale per tutti e tale deve rimanere”, come dice nel suo scritto di ritiro dell’interrogazione Fornera. È un problema di pensiero che un’intera parte politica – in particolare la destra più radicale – sottolinea di continuo, che è diventato dominante nella nostra società.
Perché accettiamo che chi ha denaro o posizioni rilevanti sia visto come un intoccabile? Come uno superiore? Come uno che “ce l’ha fatta a raggiungere un grado sopra”? No, il politico UDC sbaglia perché ci sta dicendo, a noi tutti, che in fondo non valiamo niente. Che tutti i nostri sforzi per compiere una vita felice, corretta e rispettosa dell’altro saranno sempre vani. Ci sarà sempre qualcuno più ricco e potente di noi, ci dice, che sarà privilegiato davanti all’autorità.
Mettiamoci l’anima in pace.

Filippo Contarini, giurista

candidato per il Partito Socialista al Consiglio Nazionale