UDC lucernese si esprime in modo barbarico sui gay

A fine marzo il presidente della sezione UDC Lucerna campagna – Emil Grabherr – ha pubblicato sul foglio divulgativo dell’UDC lucernese un articolo sull’omosessualità. La questione è stata abbastanza discussa in Svizzera interna (oltre ai vari giornali che hanno riportato la notizia vedi anche le prese di posizione di Juso Lucerna e GaynossInnen) ed è stata ripresa da Imbarco Immediato con un comunicato stampa che stigmatizzava la presa di posizione di Grabherr. Come esponente del Partito Socialista, nonché studente a Lucerna, penso che io non possa esimermi dal prendere posizione su queste esternazioni democentriste.
Non voglio trascrivere qua tutto ciò che questo politico lucernese sostiene nel suo articolo, parole già abbondantemente riprese da altri. Vorrei però cercare di formulare delle osservazioni politiche riguardo ciò che egli ha scritto.
Anzitutto è necessario chiarire il contesto ideologico in cui il signor Grabherr si muove: egli parla di omosessualità come se questa fosse una malattia, la definisce contro natura. Evidentemente questo signore non ha mai letto nulla di etologia o psicologia, altrimenti saprebbe che in natura i fenomeni omosessuali sono ricorrenti e funzionali allo sviluppo delle specie. Fanno quindi parte di una normalità che non ci può e non ci deve scandalizzare.
È però il seguito che dà uno spunto per una discussione che possa andare anche oltre la (presunta) problematicità dell’omosessualità. È infatti quando Grabherr tende, più o meno finemente, un parallelo tra pedofilia, prostituzione e omosessualità che sorgono problemi di natura logica e quindi politica.
Il discorso politico è un filo sottile e delicato tra rappresentazione dei fatti ed esternazione di valori e sentimenti. Quando una persona, sia essa un politico o meno, si fa un’idea del mondo attorno a sé, pone questa percezione come base per un giudizio di valore, dando quindi una connotazione positiva o negativa ai fatti. Partendo da questa miscela si può poi sviluppare un discorso politico, tendente a scatenare una reazione nell’opinione pubblica.
L’omosessualità, la prostituzione e la pedofilia sono fatti osservabili. La prima è la tendenza a provare attrazione sessuale e sentimentale per le persone del proprio sesso, che si risolve solitamente in una relazione corrisposta. La pedofilia è l’attrazione sessuale, in certi casi anche sentimentale, per gli infanti. Si tratta di un atteggiamento completamente diverso da quello dell’eterosessualità e dell’omosessualità e non raggiunge corrispondenza da parte del bambino, ma anzi a ben vedere si sviluppa spesso come sopruso. La prostituzione, infine, compiuta per necessità o per piacere rende la sessualità merce di scambio, perdendo la connotazione sentimentale.
Grabherr pretende di tracciare una linea di congiunzione tra le tre cose, senza porsi nemmeno il problema se ci siano basi scientifiche per sostenere quello che lui dice (commettendo quindi gli stessi grossolani errori fatti, ad esempio, dal cardinal Bertone pochi mesi or sono, che tracciando questa analogia veniva aspramente criticato anche da importanti psichiatri cattolici italiani). Insomma dà semplicemente ampio sfogo pubblico ai suoi pregiudizi più reconditi.
Questo modo di fare politica purtroppo tocca tutti noi, poiché associando l’omosessualità alla pedofilia, che peraltro nella nostra cultura è considerato un grave reato, e alla prostituzione si rende il discorso politico abbrutito, selvaggio. Un discorso politico che non ha interesse ad avere la conoscenza dei fatti alla sua base, ma i pregiudizi puri dettati esclusivamente da sentimenti qualunquisti. Questo tipo di discorsi stravolge quindi la dialettica politica, poiché mette in discussione l’idea stessa che per parlare di valori sia necessario prima conoscere i fatti dell’argomento di cui si parla.
Il signor Grabherr non ha né dati, né studi in mano e quindi, con le sue parole oscene, non sta facendo solo un torto spirituale immenso alla collettività omosessuale. Lo sta facendo a tutti i cittadini, che devono vedersi trattati come ignoranti acritici da una persona che, nonostante tutto, è presidente di un partito regionale.

5.4.2011 – Filippo Contarini, giurista, candidato no. 23, lista PS